In queste settimane tanti giovani stanno completando le procedure di iscrizione all’Università. Momenti che resteranno per sempre nella loro memoria, nel bene (si spera) o nel male. Ricordo ancora quei momenti di lunga attesa agli uffici della Pallotta a Perugia in quella fine estate del 1999, una vita fa. In questa canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, nella quale mi rivedo in parte (anch’io ho il padre muratore e anche lui sperava facessi studi da architetto o, meglio, da ingegnere…la differenza è che io ero d’accordo) c’è tutto il sapore di quei momenti in cui prendiamo una decisione così importante e indirizziamo la nostra vita. E forse ha ragione Riccardo Zanotti, che ha firmato questo bellissimo testo: Le canzoni, come le case, sono scatole in cui la gente si rifugia quando fuori piove…
Mio padre ha sempre fatto il muratore
Odia chi si lamenta, chi sta zitto, gli ottimisti
Ha sempre poco tempo per l’amore
E tutte le altre cose inventate dai comunisti
Il suo diploma da geometra sta appeso in soffitta da vent’anni
In una teca polverosa
E da piccolo sognavo anch’io di avere una teca
Che dicesse che so fare qualche cosa, yeah, yeah
Lui avrebbe voluto che facessi gli studi d’architetto
Oppure da ingegnere
Ma io volevo fare il musicista
A suonare la chitarra, passavo le mie sere
Ricordo un giorno mi prese da parte
Mi disse, “Non capisci proprio un cazzo della vita
Perché solo a chi si sporca le mani
È concesso il privilegio di avere una coscienza pulita”
Sì, ma io non sono come te
Di quello che sarò tu che ne sai?
Sì, ma io non sono come te
Vedi di non dimenticarlo mai
Ero un po’ come un testimone di Geova
Il mio futuro spesso suonava al campanello
Ed io non ci provai neanche ad aprire
Solo per diventare un ingegnere o un architetto
Io volevo far piangere la gente
E davanti a dei mattoni nessuno si commuove
Perché le case in fondo sono solo scatole
Dove la gente si rifugia quando fuori piove
E poi un giorno sono andato a Londra
Era per studiare musica all’Università
E durante gli anni tra un esame e l’altro
Ho ripensato spesso alle parole di papà
Sì, ma io non sono come te
Di quello che sarò tu che ne sai?
Sì, ma io non sono come te
Vedi di non dimenticarlo mai
E adesso anche io c’ho una soffitta
Ed un pezzo di carta in una teca pulita
E non faccio l’architetto o l’ingegnere
Mio padre in qualche modo ha accettato la mia vita
Gli dicevo, “Io non sono come te
Io sono diverso, io sono migliore”
Ma le canzoni in fondo sono solo scatole
Dove la gente si rifugia quando fuori piove