Prima che inizi la santificazione in vita di Draghi un sentito ringraziamento a chi per due anni e durante una terribile pandemia ha guidato il nostro Paese, dovendo necessariamente far conto sull’appoggio di alcuni dei politici più assurdi della storia italiana. Giuseppe Conte avrà anche fatto degli errori (sfido CHIUNQUE a non farli nelle condizioni in cui ha dovuto lavorare), ma può uscire a testa alta da Palazzo Chigi. Tornerà ad insegnare e al suo mestiere di avvocato. Coloro che l’hanno pugnalato continueranno invece a cibarsi di slogan alla faccia nostra. In fondo, diciamola tutta, ce lo meritiamo. Sono comunque abbastanza convinto che sia solo un “arrivederci”, non dubito che qualche mese di governo dei “fenomeni” farà inevitabilmente affiorare in molti italiani un certo rimpianto.
Da domani sarà governo tecnico, unica alternativa alle elezioni che il presidente Mattarella con motivazioni effettivamente inattaccabili ha categoricamente escluso. Chi ha avviato la crisi sapeva benissimo che non ci sarebbero mai state elezioni, ha dunque sfruttato con un cinismo senza pari persino la pandemia pur di ottenere lo scopo di defenestrare dal Governo in un colpo solo Giuseppe Conte e gli odiati 5 Stelle.
Governo tecnico… Ricordo ancora l’ultimo presidente di un governo tecnico quando definì quella dei nati negli anni ’80, la mia, una “generazione perduta” per la quale non era più possibile fare nulla. Per me e per i miei coetanei, ai tempi poco più che trentenni, fu una bella iniezione di fiducia…
Dopo 9 anni siamo di nuovo alle soglie di un governo tecnico: ogni volta che il gioco si fa duro – ai tempi per lo spread, oggi per la pandemia – la politica italiana dimostra la sua infinita miseria. Dunque una crisi di governo decisa nei ritagli di tempo tra le visite a Rebibbia e quelle a Riyad giunge al suo epilogo più prevedibile. Ricorderemo per sempre col marchio dell’infamia, caro Matteo, colui che ha dato la coltellata decisiva.