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Sanità: qualcosa si può ancora fare!

La sanità è un concetto astratto, l’idea di un qualcosa che è li al nostro servizio, una struttura di cui forse non  potremmo avere mai bisogno. Perché la salute è  vista come una componente del corpo umano, come una gamba, un occhio, un parte del cervello. Un qualcosa che c’è e che mai ci abbandonerà. Purtroppo però, la vita è piena di imprevisti, di tiri mancini, di trappole che il destino ci tende, ogni giorno. Allora di fronte agli imprevisti, diventiamo più deboli e crollano inesorabilmente le nostre certezze. Solo allora ci domandiamo il perché di certe cose, solo allora i nostri occhi vedono in modo nuovo.

Tutto ciò è solo un preambolo, un cappello per affrontare un concetto più ampio che riguarda il nostro ospedale: l’Ospedale di zona di Sansepolcro.

Sono stata ricoverata, per un incidente, 15 giorni in Ortopedia nel luglio scorso. Negli ultimi giorni di degenza percorrendo i corridoi in carrozzella ho potuto rendermi conto dello stato di abbandono di una realtà che, solo un decennio fa, era il fiore all’occhiello della sanità valtiberina e non solo. Un primo senso di tristezza ha lasciato spazio a tanta amarezza: per scelte politiche deboli e incoerenti, per certi intrighi di potere, per giochi che sono stati fatti a tavolino senza il consenso del cittadino, anzi alle sue spalle.

All’Ospedale di Sansepolcro, ho trovato dei medici validi, dei professionisti seri che amano il loro lavoro; ho trovato un personale infermieristico preparato, attento e, soprattutto, umano.

Cosi mi sono domandata: “dove finiranno questi professionisti, se e quando, l’ospedale chiuderà? Non ho avuto facile risposta in nessuno dei due casi. Mentre altre cose invece sono certe, inequivocabili.

L’Ospedale di Sansepolcro nasce nel novembre del ’76 come Pronto Soccorso, espandendosi pian piano: nasce Medicina e Chirurgia. Nell’80 nasce Ostetricia e Pediatria, nel ’90 la Terapia intensiva.

Il reparto di Maternità che eccelleva “dall’80 al ’96 c’erano anche 20 bimbi al giorno al nido dell’ospedale” è stato smembrato nel 2006. La Terapia intensiva è diventata UDU (unità di emergenza) con  una terapia praticamente inesistente. Medicina e Chirurgia dai 48 posti letto uomini e 48 posti letto donna, si è sensibilmente ridotta: Medicina oggi ha solo 29 posti letto uomini e donne.

Non conosco bene i motivi di tali scelte assurde, ma posso facilmente intuirli forse perché, sono gli stessi che girano il mondo in lungo e in largo: Soldi, Potere, Politica.

Si vocifera di un finanziamento della Regione per potenziare il Centro Dialisi e il Pronto Soccorso entro dicembre prossimo. Saranno solo belle parole e facili promesse oppure l’indizio di un piccolo cambiamento?

Nel frattempo, come semplice cittadina, auspico buon senso e intelligenza. E chiedo a chi ancora può far qualcosa, di cacciar fuori la testa dalla sabbia e dire: “ Non ci sto! ”.

Monia Mariani

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