Luigi, rifatti una vita!

Sarebbe fin troppo semplice prendere di mira il povero Di Maio ora che tocca il suo punto più basso. Però…alcune cose vanno dette. Il disastroso risultato della sua lista – in cui l’unico eletto è l’unico non dimaiano, cioè l’eterno BR1 Tabacci – è comunque una piccola fiammella di speranza. Ci dimostra che, qualche volta, esiste anche in politica una sorta di giustizia e che la violazione di certi valori viene punita. Valori come la fedeltà agli impegni presi, la lealtà al proprio gruppo, la coerenza nella difesa dei valori fondanti della propria comunità politica.
Avevo difeso Di Maio quando si dimise da Capo Politico del Movimento a gennaio 2020 (se volete c’è ancora il post nel mio blog: https://mircogiubilei.it/…/e-finita-la-pacchia-grazie…/), ritenendo quel passaggio necessario per il bene del partito e per avviare una seria organizzazione nei territori. Poi però tante cose sono cambiate. Luigi ha voluto il rinvio sistematico di ben sette mesi per gli Stati Generali, lasciando nel frattempo il Movimento senza guida ufficiale (c’era il povero Vito Crimi a fare da reggente) e azzerando l’organizzazione territoriale per la quale erano stati individuati solo dei “facilitatori” – la maggior parte dei quali, va riconosciuto, animati da grandissimo impegno e buona volontà – ai quali tuttavia non era stato concesso neppure un briciolo di autonomia decisionale. Il Movimento cambiava, ma a tenere le redini di ogni decisione restavano sempre e solo due persone: Luigi Di Maio e Davide Casaleggio.
Poi è arrivato Draghi e lì tutto è definitivamente impazzito. Non è ancora chiaro il ruolo avuto da Luigi nella caduta del Conte II, ma è indubbio che sia stato il primo – ancora prima di Grillo – a sposare la folle idea di sostenere il governo del banchiere. Un governo in cui continuava ad essere Ministro degli Esteri. E’ cosa nota poi la determinante azione nel boicottare l’elezione di Elisabetta Belloni alla Presidenza della Repubblica in combutta con Guerini e con i renziani. Improvvisamente Luigi non era più “Giggino il bibitaro”, neanche per Repubblica. Fiorivano articoli ed editoriali per illustrarci come quello che era stato dipinto fino al giorno prima come un miracolato era invece la reincarnazione di Churchill e – ciechi noi – non ce ne eravamo accorti.
Ma non voglio infierire. Prendi un ragazzo di buona volontà, ambizioso e con un livello culturale medio-basso. A 27 anni lo eleggi Vicepresidente della Camera e gli dai subito una scorta (ricordo ancora quando lo vidi a Imola nel 2015, sembrava già un alieno); a 31 anni lo eleggi Capo Politico del primo partito italiano; a 32 anni, dopo una campagna elettorale vissuta da candidato premier, lo nomini Vicepresidente del Consiglio, Ministro del Lavoro (con poca esperienza lavorativa alle spalle) e Ministro dello Sviluppo Economico. Nel frattempo continua ad essere anche Capo Politico del partito; a 33 anni diventa Ministro degli Esteri (e contestualmente re assoluto dei meme sui social, ma questa è un’altra storia). Ecco, difficile fargli una colpa se durante una di queste incredibili e ravvicinatissime tappe della più rapida ascesa politica mai vista il giovane Luigi abbia perso il contatto con la realtà.
Troppe cose insieme, compagnie sbagliate…sembra quasi di fare raccomandazioni a un figliolo, ma forse è proprio questo il problema: nessuno lo ha messo in guardia oppure lui stesso ha ignorato i rischi, forse perché non ascoltava i consigli o forse – ancor peggio – perché era circondato da ruffiani che lo stavano usando come taxi per fare anche loro una folgorante quanto immeritata carriera.
Oggi, a soli 36 anni, Luigi è una delle persone più disprezzate della politica italiana, secondo forse solo a Renzi in una ipotetica classifica della disistima collettiva.
Caro Luigi, sei giovanissimo ed è ora che tu viva finalmente la tua età. Ti vedevo in conferenza stampa con Tabacci e il giovane sembrava lui…riscopri la vita reale, ne avrai grandi sorprese!
Quanto a quei parlamentari e altri soggetti che ti hanno seguito, contribuendo con il loro abbandono in maniera determinante non al crollo (come magari speravano), ma anzi al rilancio del Movimento, cosa dire? Ringraziarvi suonerebbe sarcastico e, in effetti, lo è. Ma altro da dire non c’è e, detto tra noi, nemmeno ne vale la pena.
Caro Luigi, stavolta toglitela davvero quella cravatta del cavolo e rifatti una vita!
 
 
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