Da bambino ho spesso sentito parlare del Belgio. Lo conoscevo come il paese delle miniere. Erano gli anni Ottanta e talvolta si fermava a pranzo da noi un simpatico operaio che lavorava in cantiere con mio padre, si chiamava Felice, nome bellissimo e decisamente adatto alla persona. A volte ci raccontava della sua gioventù vissuta da migrante in Belgio, dove lavorò per anni in una miniera vicino a Charleroi. Non di rado si commuoveva durante questi racconti.
Nel 1946 il nostro paese, distrutto dalla Guerra e privo di risorse, firmò un patto con il Belgio offrendo la fornitura di almeno 50.000 operai (furono poi oltre 63.000, Felice era uno di loro) per il lavoro nelle loro miniere. Il Belgio così poteva sopperire alla propria carenza di manodopera e l’Italia, in cambio del duro lavoro dei propri operai, riceveva una importante quantità di carbone.
L’8 agosto 1956 un incendio distrusse una miniera di carbone a Marcinelle causando la morte di 262 persone, tra cui 136 lavoratori immigrati italiani. Questa toccante canzone dei New Trolls ricorda proprio quella drammatica mattina nel cuore del Belgio.
PS: qualche giorno fa, il 24 luglio, è scomparso all’età di 72 anni Vittorio De Scalzi, ex leader dei New Trolls.
Le case, le pietre ed il carbone dipingeva di nero il mondo
Il sole nasceva, ma io non lo vedevo mai, laggiù era buio
Nessuno parlava, solo il rumore di una pala che scava, che scava
Le mani, la fronte hanno il sudore di chi muore
Negli occhi, nel cuore c’è un vuoto grande più del mare
Ritorna alla mente il viso caro di chi spera
Questa sera come tante in un ritorno
Tu quando tornavo eri felice
Di rivedere le mie mani
Nere di fumo, bianche d’amore
Ma un’alba più nera, mentre il paese si risveglia
Un sordo fragore ferma il respiro di chi è fuori
Paura, terrore, sul viso caro di chi spera
Questa sera come tante in un ritorno
Io non ritornavo e tu piangevi
E non poteva il mio sorriso
Togliere il pianto dal tuo bel viso
Tu quando tornavo eri felice
Di rivedere le mie mani
Nere di fumo, bianche d’amore