Il nuovo Movimento (Comunità) di Giuseppe Conte

Il nuovo Movimento 5 stelle guidato da Giuseppe Conte sarà sicuramente un qualcosa di molto diverso dal movimento che conosciamo, secondo alcuni sarà l’evoluzione definitiva di questa forza politica in un partito vero e proprio, strutturato con le sue articolazioni territoriali e quant’altro.

Io credo che il movimento riuscirà a mantenere una sua identità diversa rispetto a un partito tradizionale perché qualsiasi organizzazione politica è, prima di tutto, costituita da persone e la gran parte delle persone che costituiscono il movimento si è sempre opposta a un tipo di organizzazione che è quello dei partiti tradizionali, in particolare l’articolazione in “correnti”. Tuttavia, è evidente ormai a tutti che serva una organizzazione interna e una miglior selezione della classe dirigente.

Giuseppe Conte ha fatto una seria riflessione, che condivido, sull’evoluzione del concetto dell’uno-vale-uno. Il concetto deve rimanere assolutamente valido, nel senso che tutti devono avere l’opportunità di esprimere la propria idea, ma è altrettanto evidente che non tutti possono ritenersi statisti degni di ricoprire ruoli da ministro, viceministro, sottosegretario o parlamentare.

Quello che farà molto la differenza, secondo me, sarà l’organizzazione sul territorio soprattutto se essa sarà la base su cui costruire la classe dirigente futura del “neo-Movimento”.

Finora abbiamo avuto dei criteri di selezione che hanno privilegiato decisamente il livello nazionale rispetto a quello locale: ogni volta che c’erano le elezioni primarie su Rousseau per il Parlamento, le Parlamentarie, vedevamo un numero incredibile di candidati; se andiamo a vedere invece quanti erano i candidati nelle primarie per le elezioni regionali o addirittura quanti erano quelli che davano la disponibilità a entrare nelle liste per le elezioni comunali trovavamo dei numeri francamente imbarazzanti, perfino inferiori a quelli di partiti e che magari poi ottenevano delle percentuali molto inferiori alle nostre.

Questo cosa significa? Finora abbiamo utilizzato criteri di selezione che, nel nome dell’uno-vale-uno hanno permesso a chiunque di candidarsi per il Parlamento e abbiamo avuto purtroppo anche i casi di gente che poi è stata anche eletta e ha dimostrato di non essere in grado di svolgere quel ruolo fondamentale.

Diventa fondamentale secondo me che le amministrazioni locali, i consigli comunali e regionali diventino la “palestra” in cui formare la classe dirigente prima che possa salire al Parlamento nazionale.

Questo porterebbe anche inevitabilmente a creare problemi con un altro dogma del movimento che è quello dei due mandati perché e chiaro che se tu fai prima dei mandati nelle amministrazioni locali a quel punto ti sei automaticamente precluso la possibilità di arrivare al Parlamento. Per rispettare la regola dei due mandati noi abbiamo avuto il caso anche di gente che ha fatto l’amministratore locale, anche bene, abbiamo avuto anche dei sindaci che poi hanno avuto l’ambizione di andare in Parlamento e hanno rinunciato a fare il secondo mandato in Comune.

Bisognerà trovare una soluzione, magari mantenendo il limite dei due mandati solo per il Parlamento nazionale e quello europeo, eliminando ogni vincolo sui mandati in consiglio comunale (senza artifizi risibili come quello del “mandato zero”), limitando dunque la regola agli incarichi elettivi che consentono l’esercizio di un potere davvero rilevante e prevedono compensi economici altrettanto importanti.

Dovremo avere una presenza capillare del nuovo movimento nei Comuni. Se aver fatto esperienza nei Comuni dovesse diventare condizione indispensabile per poi andare a candidarsi in Parlamento allora si rovescerebbe totalmente la situazione perché diventerebbe prioritario per coloro che hanno ambizioni di arrivare un giorno in Parlamento fare almeno una esperienza nel proprio Comune.

Anche coloro che non hanno per formazione, studio o esperienza le necessarie conoscenze dal punto di vista politico-amministrativo avrebbero l’occasione attraverso la “palestra” del consiglio comunale o regionale di svilupparle ed essere dunque pronti poi al grande salto nel Parlamento. Sarebbe invece lodevole se coloro che hanno già svolto i due mandati parlamentari volessero portare l’esperienza maturata nelle amministrazioni comunali e regionali del loro luogo di origine. Il loro apporto sarebbe inoltre certamente utile nei ruoli di referenza locale (coordinatori regionali e provinciali o figure del genere) dei quali il nuovo Movimento avrà certamente necessità.

L’altro aspetto che ha creato grosse difficoltà nel movimento – in realtà l’altra faccia della medaglia del problema prima descritto – è che molti parlamentari non ha avuto più nessun legame col territorio e questo ha tolto fiducia nonché punti di riferimento agli attivisti sul territorio, facendo inoltre perdere credibilità all’intero movimento.

Io credo che quindi una selezione in cui si parta da un ruolo prioritario della dei livelli locali sia assolutamente fondamentale. Mi auguro dunque che il nuovo movimento di Giuseppe Conte possa riprendere con forza la tematica della valorizzazione delle comunità locali anche nell’ottica comunitaria enunciata e applicata dal Movimento Comunità di Adriano Olivetti.

Un passaggio del discorso di Giuseppe Conte mi ha particolarmente colpito ed è quello relativo ai “forum permanenti”.

“Non chiediamo tessere o iscrizioni – ha detto Conte – potranno partecipare singoli o associazioni anche senza iscriversi al neo-Movimento: ad essi garantiremo attenzione e disponibilità a far nostre le proposte anche legislative condivise all’esito del confronto. Nella Carta dei principi e dei valori troveremo la bussola per orientarci nei tanti progetti e nelle tante scelte che la buona politica, quella che guarda esclusivamente al bene comune, è chiamata a operare”. Una struttura del genere credo possa essere l’evoluzione concreta dei meetup delle origini, avvicinandosi tuttavia molto più a esperienze politico-formative del passato come le migliori sezioni di partito (luogo di dibattito, ma soprattutto di formazione), alle Case del Popolo e soprattutto ai Centri Comunitari olivettiani. La gestione di questi forum costituirà indubbiamente un impegno notevole e costruttivo e sarà anche esso da considerarsi in alcuni casi paritetico all’impegno diretto nelle istituzioni.

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