Seguiamo l’esempio dato da Città di Castello
Con la fine dell’anno solare, il ciclo dei festeggiamenti non si conclude fino al 6 gennaio, il giorno dell’Epifania, che nella saggezza popolare “tutte le feste porta via” e con esse rimangono i problemi, quelli di tutti i giorni che portano le famiglie, quelle normali, a doversi rapportare per cercare di condurre una vita dignitosa.
Problemi come il lavoro, uno stipendio decoroso, l’aumento delle tasse e delle tariffe come quella con cui dovremo fare i conti dall’inizio del nuovo anno, l’aumento del 6,5 % sulla bolletta dell’acqua, approvato nell’ultima assemblea dell’Ato4 dai sindaci o loro delegati.
Un aumento sproporzionato ed ingiustificato visto che l’euribor bimestrale è 0,54 %, e l’inflazione è allo 0,80 % annuo e che porterà nelle casse della società Nuove Acque ulteriori 134 milioni di euro nei prossimi tredici anni, tutto ciò senza che sia previsto un euro d’aumento per gli investimenti. Denari che serviranno solamente ad alleggerire il debito accumulato dalla società che sfiora i 55 milioni di euro, nonostante le nostre tariffe siano le più care d’Italia. Tutto ciò è stato possibile grazie al regime di monopolio con cui è stato costruito il sistema di gestione di alcuni servizi essenziali.
Dai media abbiamo appreso che nell’ultima seduta consiliare 2009, il consiglio comunale di Città di Castello ha approvato all’unanimità un deliberato per il quale si chiede la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, chiedendo alla Regione di adottare gli atti utili e conseguenti.
A prescindere dai colori politici finalmente qualcuno, anche da noi, si rende conto che le tariffe ed in particolare quella dell’acqua strozzano l’economia, come ben espresso sulla “La Nazione” dal presidente della Confartigianato provinciale Giovanni Donati che ha stigmatizzato sugli aumenti delle tariffe da parte delle Utility che erogano servizi, approfittando della loro condizione di quasi monopolio.
Finalmente ci siamo accorti che questo sistema che doveva produrre concorrenza ed economia ha fallito completamente l’obiettivo, generando unicamente utili per i gestori.
Se Città di Castello ha ritenuto di deliberare quanto sopra figuriamoci noi che abbiamo tariffe notevolmente superiori.
Ci auguriamo che i Comuni della Valtiberina tutti, seguendo l’esempio di Città di Castello deliberino in conseguenza e una volta tanto, dimostrino di essere diversi dalle precedenti amministrazioni e trovino finalmente un punto in comune e cioè l’interesse dei propri amministrati.
L’azione degli umbri se isolata non porterà molte variazioni; potremmo portarne più noi se almeno riuscissimo a far rivedere la convenzione in atto per la quale, per assurdo, saremmo tenuti pagare il canone acquedotto anche se il terremoto demolisse la nostra casa. In ogni convenzione che si rispetti, esistono delle viabili oggettive per le quali si possono sempre minimizzare effetti imprevisti o anomali di una gestione, ebbene, nulla di tutto ciò è riportato nella convenzione con Nuove Acque.
Staremo a vedere se i Sindaci della Valtiberina riusciranno una volta tanto a trovare tutti insieme dignità e coraggio per un atto di vero interesse dei propri amministrati.
Lista Civica Viva Sansepolcro