La guerra tra Russia e Ucraina, iniziata nel 2014 (non nel 2022), sembra volgere al termine. Se sarà un finale giusto ed equilibrato si vedrà, anche se è ragionevole dubitarne. Come era da tempo prevedibile e ora – fuori tempo massimo – appare chiaro anche ad altri a vincere la guerra sono state la Russia (sul campo), ma soprattutto USA e Cina. Chi ha perso, oltre all’Ucraina, è senza ombra di dubbio l’Unione Europea.
L’immagine del triste convegno organizzato dal presidente francese Macron è idealmente la pietra tombale su una Unione mai veramente nata, un soggetto puramente monetario mai diventato un soggetto politico. Altiero Spinelli, già nel 1952, aveva avvertito che, se l’Europa non avesse scelto di avere una propria guida politica e militare unitaria, sarebbe stata solo un insieme di “Stati tributari del comandante atlantico”. Gli USA avrebbero dunque esercitato un ruolo di guida nelle politiche estere e militari anche dell’Europa.
Condizione essenziale per garantire all’Europa un peso politico e militare all’interno di un sistema geopolitico multipolare come quello che si sta delineando in questi anni sarebbe quella di avere quantomeno una politica estera comune. Il convegno organizzato da Macron, peraltro in un momento di estremo imbarazzo, non ha prodotto nemmeno un accordo tra i (pochi) paesi coinvolti…figuriamoci se le attuali guide dei paesi europei possano ambire a costruire una politica estera comune!
L’Europa ha delegato ogni scelta agli USA per 80 anni e ora arriva Trump a darle il colpo di grazia. Per anni abbiamo allargato una alleanza militare anti-russa che, a rigor di logica, doveva essere già sciolta nel 1991; l’UE ha inviato armi per oltre 130 miliardi all’Ucraina in guerra contro la Russia rifiutando per tre anni qualsiasi tipo di dialogo (arrivando persino a censurare una modestissima telefonata fatta dall’ex cancelliere tedesco a Putin); abbiamo approvato 16 pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia che non hanno nemmeno fatto il solletico alla loro economia, ma hanno pesantemente danneggiato la nostra; nessuno della Commissione Von der Leyen ha battuto ciglio quando il gasdotto Nord-Stream, vitale per l’economia europea (in particolare tedesca e italiana) è stato fatto saltare come peraltro preannunciato, qualche mese prima, dal presidente americano Biden.
Oggi Trump, forte della nostra ormai pluridecennale sudditanza, annuncia l’imposizione di dazi al 25% per i paesi dell’Unione Europea accusando l’UE di essere “nata per truffare gli USA”. BUM!
Dopo 80 anni di servile prostrazione al “comandante atlantico” ci prendiamo pure i calci in faccia. Ognuno raccoglie il frutto delle proprie inadeguatezze. In questi momenti occorre capire se si riesce ad essere maturi e riconoscere i propri errori. Una leadership seria ed autorevole dovrebbe rendersi conto di aver giocato malissimo le proprie carte ed avviare un percorso politico radicalmente nuovo. Magari riesumare quel Manifesto di Ventotene spesso additato come carta fondamentale dell’Europa, ma mai veramente attuato. Dare autonomia finalmente all’Europa, dunque, lavorando seriamente come un soggetto politico unitario. L’alternativa? Semplice: ostinarsi a perseverare nell’errore, inviare armi a profusione (comprandole dagli USA, ovviamente) per provocare, prima o poi, la letale reazione russa. E continuare a ragionare come singoli staterelli del Settecento.
Siamo dunque all’ennesimo bivio, stavolta davvero decisivo: entrare nel secolo della Federazione Europea o tornare nel buio dei nazionalismi, ma stavolta senza neanche il peso politico e militare delle Nazioni sette-ottocentesche. Dove vogliamo dirigere la prua della nave europea?