Il signor Totò a maggio 2022 transita su una strada fuori dal centro abitato del comune X a 81 km/h. Il limite è 80. Riceve una multa.
Può scocciare, ma fin qui nulla da eccepire. Riceve la multa a casa, ma essendo fuori per lavoro il postino non lo trova mai per firmare la raccomandata.
Lascia i bigliettini bianchi con le giacenze. Ma il signor Totò lavora, spesso anche il sabato, quindi non riesce a trovare il tempo per andare alla Posta.
Inoltre sa di avere un paio di bollette scadute: pensa che le giacenze riguardino quei pagamenti sui quali è in ritardo e che comunque sanerà prima possibile.
Passa il tempo e il signor Totò, dopo aver pagato le bollette scadute, si dimentica di tutto.
A inizio settembre riceve una nuova raccomandata con cui gli si chiede di pagare 320€.
Il signor Totò avrebbe infatti dovuto recarsi entro il primo luglio a un posto di polizia per far vedere la propria patente. Così dice la Legge.
Il signor Totò, fino a quel momento ignaro di tutto, chiede spiegazioni alla mail dei vigili del Comune X. Che rispondono senza dare i chiarimenti richiesti.
Questa raccomandata è arrivata il 2 settembre, venerdì, con richiesta di pagamento entro 5 giorni. Il signor Totò continua a chiedere ai vigili fino al 7 settembre non ottenendo risposte, poi la mattina dell’8 settembre paga. E’ il quinto giorno lavorativo dopo aver ricevuto la comunicazione, contando buono anche il sabato.
Il signor Totò è incavolato, ma sereno. Pensa che questa brutta esperienza sia finita. Invece è appena iniziata.
Passa oltre un anno e a novembre 2023 riceve una nuova raccomandata. Il Comune X chiede ulteriori 565€.
Si contesta il fatto che il pagamento dei 320€ sia arrivato dopo 6 giorni, poiché occorre contare anche la domenica (giorno in cui, è noto, tutti i vigili lavorano).
Il conteggio è questo: pagando oltre 5 giorni il signor Totò avrebbe dovuto pagare 450€ anziché 320€. Ma non avendo pagato cosa accade? Il Comune X non chiede la differenza di 130€, ma invece considera il doppio della cifra non pagata al sesto giorno (450×2= 900€), considerando i 320€ già pagati come un banale “acconto”. Tra arrotondamenti vari si arriva alla cifra di 565€.
Il signor Totò è esasperato e scrive una PEC di fuoco a sindaco e capo dei vigili del Comune X. Il capo dei vigili risponde con tono burocratese soft che il signor Totò deve pagare. Entro il 30 novembre.
Cosa può dire il signor Totò? “E io pago…”.
Il signor Totò è una brava persona, riconosce di aver commesso tre gravissime violazioni: 1) ha superato il limite di ben 1km/h in una strada fuori da centri abitati; 2) è andato a lavorare il sabato perdendo dunque le occasioni di andare alla Posta per verificare le giacenze; 3) ha considerato la domenica una giornata festiva.
E paga. Cedendo al Comune X in tutto 885€, oltre metà di un suo stipendio mensile. In effetti faceva bene a lavorare anche il sabato…
Certo, il signor Totò riflette.
Chiude gli occhi un attimo e immagina che nel paese in cui vive venga finalmente retribuito in maniera congrua per il lavoro che fa, in cui ogni infrazione venga severamente punita come quella da lui commessa, in cui non esistano condoni o scudi fiscali a beneficio dei grandi evasori, in cui funzioni uno Stato Sociale che assicuri alla sua famiglia i servizi essenziali.
Poi apre gli occhi e sul suo volto si disegna una smorfia.
Ecco, vedendo la realtà che lo circonda il signor Totò, che nonostante tutto rimane una brava persona, paga.
Tuttavia si sente profondamente preso in giro. Anche perché questa storia è tutta vera.
JESUISTOTO