Circa un anno fa avevo sentito parlare delle manovre che Di Maio stava facendo per costituire un suo partito da inserire nella futura coalizione di centrodestra. Mi sembrava fantascienza. Non è mistero tuttavia che negli ultimi mesi Di Maio e Giorgetti abbiano avuto canali privilegiati di dialogo e che abbiano il comune interesse a contrastare in ogni modo i rispettivi antagonisti Conte e Salvini per ritagliarsi un proprio spazio.
Credo che Di Maio abbia proceduto su tre strade contemporaneamente, tenendosi aperte tre opzioni tra loro molto diverse. La prima FINALMENTE si è chiusa, restano le altre due.
La prima opzione era quella di logorare Conte ostacolando ogni sua azione, anche sfruttando azioni legali improbabili come quella di Napoli contro la convalida della votazione per la sua elezione. In questo contesto va letto il ruolo determinante nella mancata elezione di Elisabetta Belloni al Quirinale o i magheggi nelle elezioni dei capigruppo e del presidente della commissione Esteri. Ora che il tribunale di Napoli ha lasciato il M5S in mano a Conte e lui stesso ha brandito l’arma letale, ovvero la conferma del vincolo dei due mandati, per Di Maio la strada per la riconquista del M5S è definitivamente chiusa. Circa metà dei deputati al secondo mandato sono finiti con lui, tutti sperando in una ricandidatura (improbabile) e in una rielezione (quasi impossibile) per la prossima legislatura: Di Maio userà loro come ha usato altri finora…non se ne stupiscano quando accadrà.
Ma dove avrebbe condotto il Movimento nel caso in cui fosse riuscito a riconquistarne in qualche modo la guida?
Ecco l’opzione 2, che poi sarebbe l’idea filtrata un anno fa, cioè un partito alleato del centrodestra. Il centrodestra sa che potrà anche vincere, ma difficilmente potrà governare a lungo se a guidarlo sarà la Meloni. La Lega, dunque, vorrà recuperare un ruolo trainante e sa di poterlo fare solo federandosi in un nuovo “Partito Repubblicano” (Nenni, La Malfa padre e Reale perdonateli!) con Forza Italia e vari gruppi di centro. Questo partito avrà probabilmente più voti di FdI e potrà indicare il nome del prossimo premier, forse lo stesso Giorgetti, Maroni, Tremonti o qualcuno simile. Di Maio, per dirlo con la Ghisleri, sarebbe “un ottimo berlusconiano” o comunque un centrista ineccepibile.
Centrismo per centrismo resterebbe aperta dunque anche l’opzione 3, cioè la costituzione della fantomatica “Area Draghi” con Beppe Sala, Calenda, Renzi, Mastella e consimili. Questo agglomerato dovrebbe coinvolgere una parte di Forza Italia (Carfagna) per poi allearsi con il PD dell’altro postdemocristiano Letta. Tale opzione ha tuttavia un ostacolo enorme: l’ego smisurato di troppi dei “protagonisti” di questo possibile polo.
In conclusione di questo lungo ragionamento: non so quale sarà l’opzione che Di Maio sceglierà e poco mi interessa, visto che sarà comunque lontana anni luce dalla mia visione (idealista?) della politica e soprattutto dei rapporti umani. Il Movimento (o come si chiamerà il partito di Conte in futuro) spero che si prenda del tempo, almeno 5 anni di sana opposizione (qualunque sarà il governo centrista prossimo venturo) durante i quali fare finalmente quello che non è stato fatto nei primi 13 anni di vita: darsi una struttura organizzativa, fare una VERA selezione della classe politica (diciamolo, non è vero che chiunque può fare politica, soprattutto perché non è vero che chiunque è in grado di resistere alle lusinghe del potere…) e radicarsi nei territori trovando finalmente una identità chiara e senza inseguire forsennatamente tutte le forme di protesta o i complotti più assurdi.
Nel frattempo Di Maio si divertirà in quei palazzi – la foresta pietrificata – dove è arrivato solo grazie a un Movimento che oggi rinnega…buon pro gli faccia.