Sta accadendo qualcosa di gravissimo, la FINE della Costituzione Italiana. Quella stessa Costituzione che tanti del PD definivano fino a qualche tempo fa “la più bella del Mondo” (magari non sapevano perché, ma l’aveva detto Roberto Benigni (https://www.youtube.com/watch?v=SWkpb1Me72Q)…). Oggi un bulletto fiorentino che – solo promettendo 80 euro in busta paga – ha preso il 40% alle ultime elezioni e il suo padre politico in attesa della seconda condanna definitiva per concussione e prostituzione minorile stanno devastando 55 articoli su 139 della nostra Costituzione aprendo di fatto le porte a un regime autoritario e pericoloso per il futuro del nostro Paese. Lo fanno ovviamente d’estate, quando l’attenzione generale è minore, ma occorre essere intellettualmente onesti: ormai, almeno in politica, non esistono più le stagioni…e la stagione della totale indifferenza degli italiani dura 12 mesi. Con qualche eccezione, rarissima, puntualmente stigmatizzata e ridicolizzata da una stampa ogni giorno più imbarazzante. Non mi fanno rabbia Renzi e Berlusconi. Loro sono coerenti con la loro naturale indole dittatoriale, col loro egocentrismo sconfinato, con la loro inguaribile affezione alla poltrona. Mi fanno rabbia gli italiani, mi fanno rabbia i disinteressati. Mi fanno rabbia quelli che oggi se ne fregano, non vanno neanche più a votare pensando di fare chissà quale forma di protesta (ecco a cosa serve disinteressarsi della politica, serve a legittimare i politici a fare i loro porci comodi…complimenti!). Mi fanno rabbia quelli che pensano al loro misero orticello, fregandosene del futuro e quindi anche dei propri figli. Mi fa rabbia questa Italia e mi fanno rabbia questi italiani. E non meritano nessun perdono, nessuna giustificazione. Gli italiani hanno, oggi più che mai, i governanti che si meritano. E, per giunta, molti di loro non li hanno neanche votati. Ma un po’ di vergogna no?
Prendo in prestito le parole di Antonio Gramsci, parole scritte quasi un secolo fa, a dimostrazione che l’indifferenza (o l’indifferentismo alla politica come lo chiamava Piero Calamandrei, uno dei veri Padri Costituenti della nostra Italia) è un problema atavico del nostro spensierato e sciagurato popolo:
ODIO GLI INDIFFERENTI
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917