Manca poco ad Aprile e, c’è da scommetterci, sarà una corsa a perdifiato. Non si sa ancora né chi saranno i contendenti e neppure con quale legge elettorale si sfideranno. Ci sarebbe, tra l’altro, una normativa europea (sì, quell’Europa in nome della quale ci siamo svenati in questi mesi e che ora fatica a trovare due spiccioli da dare ai terremotati dell’Emilia) che vieterebbe di cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni…ma né l’inquilino quirinalizio, sempre più dedito a monitare, né i poltronari parlamentari sembrano curarsene. Ce lo chiede l’Europa…sì, però…chissenefrega.
In queste settimane il vero pericolo è diventato Grillo. Quel Grillo cui Fassino, sempre lucido nelle sue esternazioni (abbiamo una banca et similia) consigliava di fondare una lista e presentarsi alle elezioni. Lo ha fatto e i risultati sono noti. Proprio per questo, come trapelato dalle dichiarazioni di valorosi Padri della Patria come Rutelli e Schifani, occorre ora e subito una legge elettorale che impedisca a Grillo di conquistare ulteriori seggi nel prossimo Parlamento. Ce lo chiede l’Europa? Qualcuno dice anche qualcosa di simile. Il sindaco di Salerno De Luca ad esempio, per il quale i giornalisti adorano utilizzare l’epiteto sindaco-sceriffo (anche se di solito gli sceriffi dovrebbero perseguire i criminali e, possibilmente, non essere loro stessi sotto indagine), arriva a dire che in caso di vittoria di Grillo alle Politiche del 2013 lo spread tornerebbe a volare fin oltre quota 600. Ce lo chiede l’Europa insomma…o almeno ce lo chiedono gli speculatori.
Il fatto è che la grande nave della partitocrazia, da destra a sinistra, capace per decenni di distribuire benefit a sbafo per i fortunati commensali (fino a un certo punto eletti, poi, addirittura, nominati) sta affondando. E come in ogni nave che imbarca acqua, la scena dei topi che scappano in ogni direzione si ripropone senza soluzione di continuità. Nel caos generale tuttavia è difficile trarre delle sintesi, ma anzi ogni topolino cerca una via di fuga. Parallelamente insieme alle fredde acque anche qualche temerario e ambizioso pesciolino cerca il pertugio giusto per entrare (tanto mica affoga)…
Ecco dunque che ognuno, topo o pesce che sia, cerca la sua via di fuga o di accesso. E fonda Cose. La democrazia liquida (parlando d’acqua…) dovrebbe servire ad aggregare persone diverse in un soggetto politico con un forte e libero dibattito interno. Ma per fare una cosa del genere ci vogliono tempo e pazienza, qualità notoriamente estranee a topi e pesci. Allora realizzano l’esatto opposto. Ogni topo/pesce fissa una sua base programmatica (in genere fondata sull’autoaffermazione del topo/pesce stesso) e cerca di raccogliere consensi. Male che vada, se saranno abbastanza, arriveranno poi i rimborsi elettorali…
Nascono così le Cose. Cominciò Occhetto, quando la nave che affondava si chiamava PCI. Poi la storia è degenerata. Nel ’94 arrivò la Cosa Azzurra (bandiere tricolori su cieli sereni e sorrisi a 34 denti) a salvare i naufraghi della Balena Bianca, del Garofano Rosso, dell’Edera Verde e della Fiamma Tricolore. Poi è stata un’escalation. Negli ultimi mesi non ci siamo fatti mancare proprio nulla. Sono arrivate la Cosa Bianca (Casini-Riccardi-Passera-Marcegaglia), la Cosa Arancione (De Magistris – Emiliano – Pisapia), la Cosa Ganza (Renzi), la Cosa di Chicago (Giannino e Zingales), la Cosa Carina (Montezemolo), la Cosa Comefosseantani (Vendola), la Cosa Patriottica (Fini), la Cosa Viola (dall’omocromatico Popolo), la Cosa Liberista-ma-anche-un-po’-Comunista (Tremonti), la Cosa Smeralda (Briatore), la Cosa Casinò (Emilio Fede) e, in un impeto di nostalgia degli anni ’80, la Cosa Vietata (Cicciolina).
Ecco che poi si arriva a poche settimane dalle primarie e sul sito del PD compare un fotomontaggio semplicemente apodittico, con i 5 candidati nei panni dei Fantastici 4 (+ Silver Surfer sennò non tornano i conti) della Marvel.
Non ci crederete, ma Bersani è…La Cosa!