Questa mattina abbiamo presentato in conferenza stampa le 19 osservazioni al Piano Strutturale consegnate il 14 luglio scorso. Obiettivo dichiarato è quello di migliorare sensibilmente uno strumento urbanistico che, al momento, è gravemente lacunoso sia dal punto di vista politico (mancate scelte su troppi nodi cruciali, a partire dalle infrsatrutture) sia da quello normativo (assenza di una chiara indicazione sulla edificabilità di una vastissima area del territorio comunale). Nei prossimi giorni analizzeremo più nel dettaglio le osservazioni, che potete intanto scaricare e leggere. Riportiamo inoltre il testo di presentazione delle osservazioni in cui esprimiamo una serie di concetti a nostro parere di grande importanza.
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PRESENTAZIONE DELLE OSSERVAZIONI AL PIANO STRUTTURALE
Pianificare il futuro di una città costituisce un intervento che richiede, oggi più che in passato, la convergenza di molteplici competenze e sensibilità, richiedendo altresì una intensa e ben informata partecipazione popolare.
Già un secolo fa Patrick Geddes, uno dei padri dell’urbanistica moderna, ha promosso con lungimiranze e successo una prima forma di intensa indagine urbana, sollecitando fattivamente la partecipazione popolare. La conseguenza dello sviluppo dell’informazione sul passato, presente e futuro della città è il risveglio della coscienza urbana: le istituzioni e i cittadini saranno dunque più consapevoli, ma anche più preoccupati dei propri doveri. La pianificazione urbanistica assolve dunque un compito che, ancor prima che tecnico, si rivela eminentemente “etico”.
Alla luce di quanto avvenuto negli ultimi anni dobbiamo purtroppo rilevare come tale occasione di crescita culturale e civile sia stata purtroppo perduta a causa di un atteggiamento spesso infastidito dell’attuale maggioranza nei confronti di qualsiasi confronto con la popolazione.
I Piani redatti nel corso del secolo passato, in particolare quelli del dopoguerra (ex lege 1150/42) hanno posto come proprio obiettivo quello della regolamentazione dell’espansione urbana, arrivando a teorizzare in molti casi espansioni “a macchia d’olio” dei centri abitati che hanno portato a snaturare in molti casi tessuti urbani consolidati e ad inglobarli in anonime periferie-dormitorio prive di una qualsiasi identità locale, oltre che di un senso progettuale.
Anche Sansepolcro purtroppo ha pagato le conseguenze di un metodo progettuale diffuso a livello nazionale che ha prodotto una crescita esponenziale del numero degli alloggi disponibili , moltiplicando il numero delle aree industriali e trascurando una opportuna e razionale previsione di spazi per la collettività, aree pubbliche, aree verdi ecc…
L’obiettivo di un Piano nel 2009 (ex L.R. 1/2005) non è ormai più quello di regolamentare una sempre meno probabile e auspicabile espansione urbana, bensì quello di regolamentare l’esistente, con operazioni di ricucitura e recupero di aree non correttamente utilizzate. Tali interventi possono, anzi devono raggiungere l’obiettivo di restituire “vita” a quelle aree cittadine che vari problemi di degrado urbano hanno portato a considerare come marginali.
Osservando le mappe del Piano Strutturale adottato con delibera del Consiglio Comunale del 17 aprile u.s. si deve rilevare come tale principio di ricucitura, sebbene enunciato, non venga poi nei fatti rispettato. Osserviamo infatti l’inserimento di una improbabile e poco appetibile area di espansione urbana posta in prossimità di un’area industriale di cui è prevista una riconversione soltanto parziale e di un impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi. Tale previsione non si può in alcun modo giustificare come ricucitura urbana, ma anzi costituisce il suo esatto opposto, andando ad accrescere i danni di una espansione urbana “lineare” lungo l’asse della SS Tiberina 3bis di cui già oggi la città paga pesantemente le conseguenze e del cui “potenziamento” non sente certo alcuna necessità. Se andiamo inoltre ad analizzare l’area definita “ambiti agricoli di corredo agli insediamenti”, area che potrebbe essere interessata in futuro da nuovi insediamenti residenziali, siamo portati a vedere il Piano recentemente adottato come un vero e proprio Piano di Ampliamento, sul modello dei piani redatti nei primi anni del secondo dopoguerra, il che è palesemente una previsione fuori dal tempo. Tale area si estende in maniera preoccupante a una larghissima parte del territorio agricolo ancora esistente tra il centro abitato principale e la frazione Trebbio, rischiando dunque di cancellare, se mal gestito, uno dei tratti peculiari e maggiormente apprezzati del nostro territorio comunale.
Il Piano Strutturale adottato pertanto ha scelto di non scegliere, affidando a scelte successive la destinazione di tali aree, “rassicurando” chi in tali aree (almeno nei pressi dell’abitato de Le Forche) si è visto negare la possibilità immediata (ma non futura) di edificare laddove tale possibilità era invece concessa del PS adottato nel 2005. La scelta operata in sede di Piano è una scelta fortemente politica ed esprime una imbarazzante debolezza delle forze politiche al governo della città, che per non “scontentare” nessuno espongono fin d’ora a più che probabili mire speculative una vasta e pregevole area del territorio comunale.
In molti casi, anche recentemente, si è affermato come la possibilità di immettere sul mercato una quota rilevante di nuovi alloggi possa portare al conseguente abbassamento del prezzo medio generale degli alloggi stessi e dunque venire incontro alle legittime esigenze della popolazione. Su questa teoria, guarda caso, si fondavano i piani degli anni ’50 e ’60. La realtà si è rivelata tuttavia ben diversa e laddove tale criterio è stato seguito non si è avuto sempre tale livellamento dei costi, ma in alcuni casi -quando la quota di nuove residenze si è rivelata eccessiva- si è avuto il fenomeno opposto, ovvero un incremento del prezzo dei suoli e di conseguenza delle abitazioni. Occorre dunque un corretto e realistico dimensionamento al fine di ottenere i risultati sperati.
Anche a causa del mancato confronto dell’istituzione comunale con i molteplici “attori” della città molte previsioni (e soprattutto alcune non-previsioni) del Piano, pur a fronte di un eccellente studio dello stato attuale, non trovano davvero spiegazione razionale.
Riteniamo in primo luogo un grave errore quello di aver inserito nel Piano solo le infrastrutture per cui vi sia già una progettazione definitiva. Il Piano diventa dunque, sotto l’aspetto infrastrutturale, solo una sintesi delle cose già fatte e di quelle previste a breve termine, rinunciando di fatto a quello che dovrebbe essere il compito fondamentale di un Piano, ovvero la previsione delle necessità per la città e per il territorio. E’ grave non aver tenuto in alcuna considerazione la possibilità di modificare e prolungare l’attuale tracciato ferroviario, né la futura (ormai pressoché certa) trasformazione della E45 in autostrada.
In assenza di scelte chiare e di lungo periodo, sia per le infrastrutture che per la struttura insediativa, il Piano recentemente adottato rischia di essere solo una modesta variante al PRG vigente, il che non è certamente un grande risultato dopo un lunghissimo iter di formazione di questo strumento urbanistico.
Abbiamo pertanto deciso di incidere attraverso una serie di “osservazioni al PS adottato” sulle scelte, ma soprattutto sulle non-scelte di questo Piano affinché sia possibile garantire alla città uno strumento efficace per il futuro. Per far sì che questo accada è però indispensabile un atteggiamento radicalmente diverso da parte di chi governa questo comune.
Associazione Politica Culturale
Lista Civica Viva Sansepolcro