Il rumore della voce e del cuore, la fiducia dell’intelligenza e della fedeltà all’impegno: questi i “sigilli” di una persona, che sentivi subito “borghese” per i suoi radicamenti in questa città di Sansepolcro e in questa terra che gli hanno dato un altissimo senso di cittadinanza e una forte appartenenza all’economia e alla politica d’impresa, che in questi luoghi lo hanno visto primeggiare.
Da quattro anni appena l’ho “scoperto” nella sua umanità e nella sua capacità di dare sicuro senso alla vita, la sua apparentemente rude presenza esaltata subito da una straordinaria generosità e da un altrettanto sicuro senso di responsabilità verso i doveri civici e la vita.
E dire che siamo stati ragazzi assieme! Il nostro scenario era quel quartiere nel cuore del Borgo delimitato dalla piazza Berta, dalla piazza dei Servi, dalla via San Gregorio, che si apriva verso la Porta del Ponte, il luogo delle avventure e delle evasioni consentite ai ragazzi di allora (lui abitava in cima a via della Fraternità, io in via Santa Croce davanti alla chiesa dei Servi).
Poi ci siamo persi di vista: quando io ero studente a Roma, lui era marinaio e immagino i suoi anni di gioventù affrontati con l’allegria e la spontaneità che lo hanno certamente sempre accompagnato.
L’ho ritrovato imprenditore prestigioso in un’azienda storica di Sansepolcro, esemplarmente attiva nel commercio nazionale e internazionali di legnami.
Bellissimi questi anni di governo nel Comune di Sansepolcro, soprattutto gli ultimi due con lui assessore al Bilancio, al Personale e al Patrimonio!
Le sue arrabbiature i suoi “berci” e poco dopo, una volta raggiunti i chiarimenti e stabilite le coordinate da lui previste, la serenità completa e la gioia della sicurezza e di una fiduciosa collaborazione.
Il suo ritorno in Giunta lunedì 28 Aprile, dopo un ricovero ospedaliero, ha dato a tutti noi una forte sensazione di ritorno alla vita, alla gioia di lavorare assieme: poi, all’improvviso, nella notte tra l’8 e il 9 Maggio, il tradimento di un segnale malvagio che veniva dal suo forte organismo, un segnale che ci ha portato via il suo cuore, il suo affetto, quel dialetto borghese che utilizzava quando parlava di cose importanti, e ci ha lasciato il silenzio, qual silenzio che oggi avvertiamo con grandissimo dolore assieme ai familiari e a tutti gli amici, alla città.
Voglio portare con me tutte le sue eredità morali, il dono della sua pressante e responsabile umanità, l’eco di quella frase che pronunciava a mani levate come se fosse un sacerdote: “Cétti, o cétti, que ‘n se po’ fère quel de dite. Io, va’, a l’ultimo facio come volete, ma ‘so mica sicuro de faccila!”.
Che grande conforto, Umberto, la tua memoria!
Che grande speranza, quella di poter seguire i tuoi insegnamenti!
Ci uniamo ai tuoi familiari e attendiamo anche noi quel tuo nipotino che nascerà fra tre mesi. Sarà il sicuro segnale che la vita nostra continuerà nella tua memoria: una grande memoria!
Sansepolcro 10 Maggio 2008
Il Sindaco
Prof. Franco Polcri
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